Nelle dinamiche delle relazioni collettive la competizione tra diversi CCNL applicati in un medesimo settore economico si pone come uno dei temi attuali più critici e merita particolare attenzione. Il numero dei CCNL presenti nell’Archivio nazionale tenuto dal CNEL in effetti è preoccupante e ha raggiunto al 31 dicembre del 2023 la considerevole cifra di 1.0331. Rispetto a questo numero, indubbiamente anomalo, stanno emergendo letture rassicuranti che tendono a ritenere del tutto marginale il fenomeno del cosiddetto dumping contrattuale, in quanto la maggior parte dei lavoratori italiani sarebbe coperta dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. In verità la rilevazione del dato di effettiva applicazione dei CCNL richiederebbe la disponibilità di dati amministrativi certi che attualmente non sono ancora pienamente disponibili e che potranno aversi soltanto a seguito della piena messa a regime delle norme che ha introdotto, in ottica di razionalizzazione e trasparenza, il codice alfanumerico unico INPS-CNEL dei CCNL (art. 16 quater del D.L. 76/2020). Queste norme obbligano i datori di lavoro ad utilizzare il codice unico in tutte le comunicazioni, in particolare nelle comunicazioni obbligatorie (CO) verso il Ministero del Lavoro e nei flussi Uniemens verso l’INPS ma questo pieno allineamento dei codici alfanumerici non si è ancora realizzato e ciò impedisce di conoscere le effettive proporzioni del fenomeno di “migrazioni” tra contratti collettivi a volte dettati da scelte puramente opportunistiche dei datori di lavoro.